In medicina con la definizione di malattia autoimmune si indica una risposta anomala del sistema immunitario che si dirige contro i componenti del proprio organismo determinando, in tal modo, un’alterazione funzionale o anatomica del distretto colpito.
In presenza di patologia autoimmune il sistema immunitario diventa, così, incapace di spegnere i normali processi diretti contro l’organismo al termine di una fisiologica risposta infiammatoria, ed ugualmente si dimostra incapace di prevenirne lo sviluppo al di fuori di essa.
L’attacco autoimmune contro gli antigeni può essere solo confinato a singoli distretti, tessuti, organi ed apparati oppure avere ricadute dirette o indirette sull’organismo nella sua totalità (in questo caso si parla di malattia autoimmune sistemica).
Ogni patologia presenta caratteristiche patogenetiche peculiari che vanno a definire sia il tipo di reazione autoimmune prevalente, sia la sede del danno. La flogosi è un elemento comune nell’innesco e nello svolgimento delle reazioni immunitarie delle malattie autoimmuni e si apprezzano riscontri di segni obiettivi (tumor, calor, rubor, dolor, functio laesa) e biochimici (VES, PCR, consumo del complemento, anticorpi specifici) attestanti lo stato di infiammazione presente.
Si suppone che parte della suscettibilità allo sviluppo di malattie autoimmuni sia riconducibile a fattori genetici determinanti le caratteristiche biochimiche delle strutture preposte alla presentazione antigenica (complessi maggiori di istocompatibilità o MHC) e/o ai meccanismi di sviluppo della tolleranza verso il self.
Le terapie generalmente applicabili in presenza di malattie autoimmuni prevedono la somministrazione di corticosteroidi, antinfiammatori e/o immunosoppressori.
Il dolore a livello muscolare può trovare una causa nello stress ossidativo e generalmente si riscontra nello stato infiammatorio, venendo successivamente amplificato a livello del midollo spinale e dell’encefalo e dando luogo ai fenomeni di allodinia (percezione di uno stimolo affatto doloroso come doloroso) ed iperalgesia (la percezione di uno stimolo scarsamente doloroso e momentaneo come molto doloroso e duraturo). La Fibromialgia, pur venendo intesa come una malattia reumatica cronica dei tessuti fibrosi di natura non infiammatoria, potrebbe comunque originarsi da uno stato di infiammazione subclinica.
Riguardo alla sua attribuzione tra le malattie autoimmuni la letteratura medica è ancora discordante. Si è potuto, però, osservare che la FM è particolarmente diffusa tra soggetti già affetti da patologie autoimmunitarie.
Uno studio del dott. Dan Buskila dell’Università di Negev in Israele e del dott. Piercarlo Sarzi-Puttini dell’Ospedale Sacco di Milano, riguardante una comorbidità con patologie autoimmuni, è stato pubblicato sull’Israel Medical Association Journal nel gennaio 2008 (http://www.ima.org.il/imaj/ar08jan-20.pdf); mentre nell’ambito della ricerca italiana è stato pubblicato sul numero di maggio 2007 di Clinical Rheumatology uno studio della Professoressa Bazzichi (l.bazzicchi@int.med.unipi.it) e altri medici della Divisione di Reumatologia dell’Università di Pisa, sull’associazione fra l’autoimmunità della tiroide e la gravità della Sindrome Fibromialgica.