Artrite Reumatoide e Fibromialgia

A differenza della Fibromialgia, l’Artrite Reumatoide è una poliartrite cronica a patogenesi autoimmunitaria di origine infiammatoria. E’ una patologia simmetrica, anchilosante, progressivamente degenerativa e deformante a carico delle articolazioni sinoviali.

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E’ tuttavia molto frequente che i pazienti affetti da Artrite Reumatoide siano anche fibromialgici, dal momento che il dolore cronico dell’artrite può convergere in una Fibromialgia, provocando cambiamenti nelle modalità in cui il sistema nervoso centrale percepisce e sviluppa il dolore.

I sintomi delle due patologie presentano, quindi, molteplici similitudini perché entrambe sono caratterizzate da dolori simmetrici alle articolazioni, un senso di estremo affaticamento, astenia, problemi di motilità e depressione; ma l’Artrite Reumatoide manifesta uno stato di evidente infiammazione alle articolazioni – non  presente nella FM – ed è caratterizzata, inoltre, da una sensazione di calore nelle regioni circostanti e da progressiva deformazione.

Il dolore dell’Artrite Reumatoide è quindi di origine infiammatoria, presente a riposo e tendente a migliorare attraverso il movimento; mentre nella Fibromialgia è diffuso ed esacerbato con il movimento intenso e ripetuto, tanto che un’ invalidante astenia è già presente al risveglio e i Tender Points risultano vivamente dolenti alla pressione.

L’Artrite Reumatoide presenta, poi, una limitazione funzionale con tumefazione articolare calda e talvolta arrossata non riscontrabile nella condizione fibromialgica che  include la sola limitazione funzionale.

Per formulare una diagnosi corretta, quindi, è fondamentale sia l’esecuzione di esami indicanti una situazione di flogosi o sofferenza di eventuali organi bersaglio sia di altri -più specifici ed orientativi – per una definizione di malattia reumatica.

Due importanti parametri di laboratorio per testimoniare un processo infiammatorio che nella Fibromialgia e nel LES (Lupus Eritematoso Sistemico) non vengono incrementati sono la VES e il PCR; mentre il Fattore Reumatoide non è esclusivamente rilevabile nella Artrite Reumatoide ma è identificabile come crioglobulina anche in altre malattie infettive, acute e croniche.
L’esame del liquido sinoviale a fresco in microscopia a luce polarizzata può, però, aiutare evidenziando cristalli di acido urico o di pirofosfato di calcio che indirizzano verso una diagnosi di Gotta o di Condrocalcinosi.

Le condizioni morbose nella FM

La presenza di una sintomatologia multiforme spiega le difficoltà evidenziabili nell’effettuare una diagnosi di FM.

Una delle fondamentali caratteristiche della Fibromialgia è identificabile nell’iperattività simpatica che si traduce in alterazioni della microcircolazione periferica e centrale: alterata distribuzione dei capillari a livello del tessuto muscolare con ipervascolarizzazione dei tender points, alterazioni del flusso cerebrale con diminuzione del flusso in particolari aree cerebrali (nucleo caudato e talamo) responsabili della trasmissione e della modulazione del dolore rendono ragione della caratteristica fondamentale della FM individuabile nella iperalgesia, in quanto il malfunzionamento di queste aree cerebrali porta ad un’errata interpretazione degli stimoli dolorosi.

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I principali sintomi includono:

Iperalgesia e rigidità/tensione ad andamento cronico che interessano il sistema muscolare, articolare ed i tessuti molli; allodinia; cefalea (nucale, temporale e/o sovraorbitaria); emicrania; dismenorrea

Disturbi della sensibilità che si manifestano con fascicolazioni e parestesie diffuse o limitate ad un emisoma e presenza di neuropatia periferica (cutanea e muscolare) la cute è l’organo coinvolto.

Sintomi a carico degli arti inferiori (Sindrome di Wittmaack-Ekbom)

Intolleranza ortostatica

Affaticabilità e astenia persistenti che si manifestano come prostrazione fisica, debolezza muscolare e articolare, scarsa concentrazione

Alterazioni dell’equilibrio e vertigini ad andamento cronico

Alterazioni della temperatura corporea accompagnata da vasospasmi (Fenomeno di Raynaud)

Tachicardia, cardiopalmo, costocondralgia

Mastodinìa

Disturbi alla deglutizione ed a livello della lingua

Disturbi gastrointestinali e nausea con ipersensibilità e intolleranze chimiche

Ipersensibilità agli stimoli visivi e calo visus causato da un coinvolgimento dei muscoli oculari

Ipersensibilità agli stimoli uditivi, acufeni originati da spasmi dei muscoli tensivi del timpano

Impossibilità di recupero muscolare e disturbi del sonno/anomalia alfa-delta”  (alterazione delle fasi del sonno)

Diminuzione della memoria a breve termine, annebbiamento

Ansia parossistica, disturbo da attacchi di panico e manifestazioni depressive riconducibili alla cronicità del dolore.

La Fibromialgia presenta sintomi costanti nel tempo per i cui effetti, spesso invalidanti, non esistono cure o terapie risolutive. I dolori sono permanenti e persistenti, assumendo le caratteristiche del dolore muscolare reumatico – bruciore, spasmi e sensazione di ferita da coltello – ma possono variare di intensità, durata e frequenza nelle varie zone del corpo.

L’andamento di questa patologia è cronico e caratterizzato dall’alternarsi di episodi acuti seguiti da periodi di remissione clinica senza mai raggiungere uno stato di guarigione totale.

I sintomi tendono a peggiorare in risposta agli sforzi fisici, al freddo, all’umidità, all’insonnia e allo stress.

Descrizione clinica e incidenza

La Fibromialgia è una malattia reumatica che interessa i tessuti fibrosi. Genera sofferenza localizzata ed astenia ingravescente causando un aumento di tensione muscolare e presenta un’anomalia nella comunicazione intercellulare causata da un’alterazione dei neurotrasmettitori a livello del sistema nervoso centrale.

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La disfunzione dei neuromediatori, in particolare della serotonina e della norepinefrina, determina un’iperattività del Sistema Nervoso Neurovegetativo con un conseguente deficit di irrorazione sanguigna a livello muscolare che provoca l’insorgenza del dolore (iperalgesia e allodinia), la tensione e l’astenia.

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La FM è una patologia a genesi multifattoriale.

Pur essendo invalidante e priva di terapie specifiche non si può, però, includere tra le malattie rare. Le malattie rare, infatti, sono patologie che presentano una prevalenza inferiore al limite stabilito dal livello europeo di 5 casi su 10.000 abitanti.

I dati ufficiali italiani inerenti alle malattie reumatiche aggiornati all’anno 1999 riportavano, invece, 700.000 casi di reumatismi extrarticolari – tra i quali veniva inclusa la Fibromialgia  contro i 410.000 casi di Artrite Reumatoide ed i 33.600 delle Connettiviti.

Gli studi epidemiologici americani e canadesi  evidenziano nella popolazione generale una frequenza compresa fra il 3 e il 4%, che aumenta progressivamente nel sesso femminile fino a raggiungere l’8-9%.

Uno studio pilota europeo nel 2003 ha valutato una prevalenza “possibile” di Fibromialgia (ricavata mediante interviste e rapporti matematici) in Francia ed in Portogallo, con risultati che stimano il 7,4% della popolazione francese e il 10,4% della popolazione portoghese. Lo stesso tipo di studio in Italia è stato applicato ad un campione di 1000 soggetti ed ha ricavato una prevalenza “possibile” del 4,1% .

La prevalenza interessa il genere femminile, il rapporto tra sesso femminile e maschile è, infatti, di 4:1 ed interessa maggiormente un’età giovane adulta, collocabile tra i 30 e i 50 anni.

Pur tenendo conto del carattere approssimativo dei dati ottenuti a causa della metodologia impiegata nell’indagine, e pur considerando la mancanza di markers diagnostici specifici che rendono la FM una malattia reumatica ad andamento cronico di difficile individuazione, si possono però già stimare, soltanto in Italia, tra i 3 e i 4 milioni di individui verosimilmente affetti da Fibromialgia.